Ieri Visco ha fatto un’affermazione che forse molto pochi
hanno saputo cogliere, “Da 30 anni l’Italia perde colpi”.
Che anno era 30 anni fa? Il 1983, due anni prima il
ministero del Tesoro divorziò dalla Banca d’Italia, rinunciando alla sovranità
monetaria; traduco: fino al 1981 l’Italia ha svalutato la lira del 600% creando
l’IRI, un colosso industriale, con circa 1000 aziende, da far invidia a tutto
il mondo.
Svalutazione ed IRI ci hanno portato ai vertici mondiali per
industrializzazione ed esportazioni, poi tra Andreotti e Prodi, assecondando le
pressioni di Ciampi (governatore della Banca d’Italia) e dei paesi europei (in
particolare Germania e Francia), sventolandoci la bandiere del debito pubblico
e della prossima costituzione dell’Unione Europea, si è rinunciato al controllo
della nostra moneta e sono state regalate, una dopo l’altra, tutte le aziende
dell’IRI, con il risultato che nel 1981 il debito pubblico era di circa 500
miliardi di euro, nel 1990 era salito a 1.100 miliardi, nel 2000 dopo le “privatizzazioni”
e la messa in liquidazione dell’IRI il debito era salito a 1.600, arricchendo
solo gli amici di Prodi, della sinistra ed i tedeschi.
Nel 1980 eravamo il secondo Paese europeo in produzione
industriale ed esportazioni e stavamo per sorpassare la Germania.
Oggi stiamo perdendo pezzi importanti della produzione
industriale, oramai avvitati in una recessione irreversibile, in quanto siamo
privi degli strumenti necessari per poter invertire la rotta, siamo come una
grande nave su un fiume che sta andando verso una cascata, ma il comandante si
è venduto il timone ed i motori e non può più governare autonomamente per invertire
la rotta.
A distanza di 30 anni c’è ancora qualcuno che riprova a
parlare di privatizzazioni, perché l’esperienza degli anni 80 e 90 non è bastata,
non ha distrutto abbastanza l’Italia.
Che Brunetta, Saccomanni e tutto l’esecutivo si tolgano
dalla testa di vendere uno spillo senza il consenso degli italiani.
Vogliono ridurre il debito pubblico? Inizino dai loro
benefici, visto che è grazie alla loro politica dissennata ed
anticostituzionale che ogni giorno la situazione peggiora.
Ricordiamo che 16 Stati della zona euro su 17 sono in
recessione.