domenica 29 aprile 2012

Lo Stato delle Banche


Partiamo da due concetti di base, signoraggio e rating.

Il signoraggio è il reddito derivante dalla sovranità monetaria, ovvero dell’emissione di moneta.
Il rating è espresso da società private che valutano la solvibilità di un soggetto emittente obbligazioni, sia esso una società o uno Stato; in quest’ultimo caso valutano e classificano i titoli del suo debito in base alla capacità che lo stesso Stato dimostra per fronteggiarlo, dando a questa capacità un voto, il rating appunto.
Delle tre "banconote" a lato, quella in alto era coniata dallo Stato, quindi di proprietà del popolo; la seconda è coniata da una banca, quindi di proprietà di una persona giuridica; la terza era coniata da Giulio Cesare, quindi di proprietà di un “Signore”, una persona fisica; da qui il termine “signoraggio”.
Già questo aspetto dovrebbe incutere preoccupazione.


Quando lo Stato emette la moneta, lo stesso ne è il proprietario e presta il denaro alle banche a fronte di un tasso di interesse (tasso di sconto).

Quando è una banca (o un imperatore) ad emettere la moneta, essa ne è proprietaria e presta il denaro allo Stato a fronte di un tasso di interesse.

Già emerge un dato, quando il denaro è di proprietà dello Stato, il costo che deve affrontare per l’emissione, è il costo della stampa, che però viene abbondantemente compensato dal tasso di sconto che lo stesso ne ricava, tasso che è legato all’inflazione.

Quando invece il denaro è di proprietà di una banca, questa lo presta allo Stato, stabilendo essa il tasso di interesse che non è solo legato all’inflazione, ma soprattutto all’andamento delle borse ed al rating sul debito dello Stato.

Il punto è che in questo modo lo Stato ha tolto la sovranità monetaria al popolo, cedendola alle banche, società private che perseguono i soli interessi economici dei propri azionisti.

Nel caso dell’eurozona, gli Stati hanno ceduto ad una banca, la BCE tramite le Banche Centrali Nazionali, l’emissione del denaro che viene messo in circolazione prestandolo ad altre banche ed acquistando titoli di debito degli Stati, è chiaro che se le banche avessero una visione dell’economia a breve termine, avrebbero tutto l’interesse che i tassi pagati dallo Stato sui BTP siano alti.
Non dimentichiamo che dopo la crisi de 29, il Congresso degli USA promulgò una legge, la Glass-Steagall Act, che aveva introdotto una distinzione giuridica tra le banche di commercio pubblico e banche di investimento pubblico, ma nel 1999 Bill Clinton promulgò una legge la Gramm-Leach-Bliley Act., che abrogava la Glass-Steagall Act, consentendo alle banche di svolgere nuovamente entrambe le attività, ciò ha comportato che una banca potendo scegliere se prestare denaro a cittadini privati ed aziende, o acquistare titoli statali, con un occhio al profitto privilegerà la seconda ipotesi alla prima.

Un altro aspetto da mettere in evidenza sono i “mercati” di cui si parla tanto; non illudiamoci che siano composti da gente che investe la propria liquidazione od i propri risparmi… i mercati non sono altro che le banche, lo dimostra il fatto che negli ultimi anni varie operazioni di acquisto e fusione hanno portato alla creazione di veri e propri colossi bancari; quale può esserne il motivo se non quello di avere a disposizione ingenti somme di denaro da investire nel debito degli Stati, aumentando il proprio potere nei confronti di quest’ultimi?

Una dimostrazione della loro influenza nella politica sta nella lettera che la BCE inviò a settembre all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi, al punto 2 lettera C recita: "Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio." il parlamento italiano ha recepito con estrema rapidità l'accordo firmato a gennaio dai capi di governo (fiscal compact), precedentemente richiesto della BCE, inserendo in costituzione il pareggio di bilancio.

Non si può invece ugualmente dire lo stesso di altre direttive europee, per le quali sono state avviate diverse procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia, una tra tutte la vicenda della discarica di Roma, Malagrotta.

Immaginiamo ora che la crisi finanziaria iniziata nel 2008 avesse fatto perdere molti soldi alle banche, portandole vicino al fallimento.
Una banca potrebbe decidere di vendere una grande quantità di BTP emessi da uno Stato in una situazione economico/politica fragile e con un debito pubblico alto.
È probabile che i tassi di interesse di tali titoli saliranno, se poi a questa attività speculativa interviene un’agenzia di rating declassando lo Stato, i tassi di interesse saliranno ancora.
Adesso immaginiamo che alle banche arrivi una grande quantità di denaro che possono investire in BTP emessi ad un tasso 4… 5 volte superiore a quello dei titoli venduti qualche settimana prima, sicuramente quelle banche gestite da personaggi privi di scrupoli, se potessero agire così guadagnerebbero molto.
A quel punto quello Stato, se fosse influenzato da quei personaggi, cercherà di recuperare le maggiori uscite facendole ricadere sulla collettività sotto forma di maggiori tasse.
Non credo che sia uno scenario ipotetico, in quanto è la sintesi di ciò che è successo in questi ultimi mesi.

Alla luce di ciò appare evidente che l’Italia e l’Europa si trovano di fronte a due anomalie; una classe politica che negli ultimi 20 anni, a causa della sua incapacità (o della sua volontà) ha indebolito il Paese rendendolo fragile e privandolo della propria indipendenza economica, regalandola ad alcuni speculatori che, nascosti dietro i “mercati”, hanno approfittato in una situazione di crisi finanziaria per tentare di recuperare il disastroso risultato di una gestione speculativa a spese della collettività.

È legittimo pensare a questo punto che la cosa migliore e più semplice da attuare sia uscire dall’Euro, ma il concetto dell’Euro non è sbagliato, anzi, sono molti i vantaggi legati ad avere una moneta unica, a partire dagli scambi commerciali, oltre all’avere un’unica politica monetaria, basta pensare che il PIL europeo è superiore a quello USA, l’Europa ha quindi tutte le risorse necessarie per far fronte a qualsiasi crisi e per avere un ruolo dominante nel panorama mondiale.

Il problema dell’eurozona, nasce dal fatto che gli Stati europei cedendo la sovranità monetaria a soggetti privati, gli hanno dato la possibilità di intervenire in modo diretto nelle scelte politiche ed economiche dei Paesi, con ripercussioni gravissime nei confronti degli stessi Stati.

Ritengo sia quindi indispensabile che gli Stati della zona Euro facciano un altro passo avanti verso l’Europa Unita, dando maggiori poteri al Parlamento Europeo, approvando finalmente una Costituzione europea e riappropriandosi della sovranità monetaria.
Qualsiasi altra soluzione non risolve il problema, anzi rischia di aggravare ulteriormente una situazione già grave.

C’è una cosa però che gli italiani possono già fare per il loro Paese e per loro stessi, acquistare i titoli emessi dallo Stato, togliendo un po’ di potere dalle mani delle banche.



Per maggiori approfondimenti:

sabato 21 aprile 2012

È demagogia desiderare un Paese migliore?


di Marco Giganti

Cari amici, non sono un economista ne tanto meno un esperto di politica. sono uno di quelli che ha iniziato a lavorare mentre ancora studiava; ho fatto la mia semplice carriera da impiegato facendo una lunga gavetta, cinque anni fa ho rilevato una piccola attività artigianale che porta avanti, con non poche difficoltà, la mia compagna con il mio aiuto.

Dico questo perché mi ritengo una persona semplice, normale come la maggior parte di voi, a cui certi aspetti dell’economia e della politica a volte risultano quasi incomprensibili. Ma qualcosa mi è chiaro. Mi è chiaro che ad ogni legislatura le campagne elettorali sono sempre state un elenco di promesse mirate alla raccolta dei voti; sfruttate solo per spartirsi posti di potere, sfruttando l'ingenuità (e in alcuni casi la convenienza) di milioni di italiani.

Una cosa che emerge tanti forum di cui è piena la rete, oltre ai contributi di chi è più esperto di me, è il malcontento, è la rabbia di chi ha aperto gli occhi e si è accorto di essere stato preso in giro per tutto questo tempo ed ora sta dicendo basta. Mi è chiaro che questo sistema, che va avanti da decenni, sarà duro da scardinare, ma va fatto.

Io non ho aziende da delocalizzare, non ho società da aprire nei paradisi fiscali, sono solo un italiano che vive e lavora (fortunatamente) in Italia, che paga tutto ciò che c'è da pagare, che fa la fila all' INPS, che parcheggia dentro le strisce, mette la freccia prima di girare e si ferma quando il semaforo è giallo.

Forse tutto questo è demagogia? E' demagogia desiderare un'Italia diversa, migliore? E’ demagogia volersi impegnare in prima persona per ridare un futuro ai giovani? Mi permetto immeritatamente di usare delle parole che ricordano quelle di un grande della storia: “Io ho un sogno, che i nostri figli vivranno un giorno in una nazione nella quale non dovranno scendere a compromessi per lavorare e crescere i loro figli, ma solo con le loro qualità.”

Diamoci da fare perché c’è tanto lavoro che ci aspetta.

sabato 14 aprile 2012

ARTICOLO 18

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Non mi voglio addentrare nei risvolti tecnico giuridici dell’art.18, voglio solo fare una riflessione.


La riforma soddisfa i principali attori economici internazionali, operatori di Borsa, banchieri, primi ministri e presidenti di Fondi sovrani da New York a Londra, da Bruxelles a Pechino.
Soddisfa anche la BCE che la aveva inserita nella famosa lettera inviata a Berlusconi quando era ancora in carica.

Che il mercato del lavoro debba essere riformato è indiscutibile; ciò che mi lascia fortemente perplesso è che si voglia far credere che sia l’art.18 la causa della fuga all’estero delle PMI e dello scarso interesse dell’imprenditoria straniera nei confronti dell’Italia.

Ma la questione è diventata un fatto ideologico che ha messo in secondo piano i veri problemi, visto che già oggi è possibile licenziare un dipendente per “giusta causa”, e la riforma rimanderebbe semplicemente al giudice la decisione finale.
Sappiamo bene però che il ricorso di un lavoratore, mediamente, approda a giudizio dopo più di 7 anni, con tutti i rischi e gli oneri di una causa così lunga, sia da parte del lavoratore che da parte dell’impresa (il dato si riferisce al 2001).

Principalmente i motivi della fuga di aziende dall’Italia e lo scarso interesse dell’imprenditoria straniera sono, il costo del lavoro, la giustizia civile, la corruzione e la burocrazia.

A novembre 2010 l’ISTAT ha diffuso un resoconto del costo del lavoro.
È emerso che l’Italia nel 2000 era al quarto posto in termini assoluti di costo del lavoro più alto, ma in percentuale, è al primo posto per costo dei contributi sociali a carico del datore di lavoro, mentre, sempre in termini percentuale, era al terzo posto in Europa per retribuzioni lorde più basse.
Significa che mentre un dipendente Italiano recepisce un reddito notevolmente più basso della media europea, si paga la quota più alta di contributi sociali.
È più che legittima l’obbiezione che da noi l’evasione fiscale è la più alta d’Europa, ma è altrettanto legittima l’osservazione che l’evasione fiscale non nasce oggi, ma è figlia di un passato ricco di condoni, di corruzione, di mala gestione, e di norme che prevedono deboli sanzioni, rispetto al resto dell’Europa.

Riguardo la giustizia, attendere tempi che possono superare i dieci anni senza avere la certezza di vedersi riconosciuto il proprio diritto, con tutti i costi che ne conseguono, è indubbiamente elemento di profonda riflessione per chi vuole investire in Italia.

Interventi di rigore ed austerità sono un freno per un’economia già indebolita da una crisi finanziaria, perseguire il pareggio di bilancio in piena crisi, solo per dare credito agli speculatori, non farà altro che frenare i consumi e ridurre il gettito fiscale, con il risultato di allontanare l’obiettivo del pareggio con l’aggravante dell’indebitamento dei privati, i primi risultati si vedono già, nel 2011 solo il Lazio ha visto chiudere 7 aziende al giorno, mentre nel primo trimestre 2012 la cassa integrazione totale ha visto un incremento del 83,6%.

È indispensabile quindi intervenire rapidamente con un’azione coordinata per riacquistare fiducia dagli imprenditori stranieri ed italiani:

Una riforma del fisco che dia respiro ai lavoratori ed alla piccola impresa, abbassando il costo del lavoro attraverso un maggiore equilibrio dei livelli di tassazione, basta guardare la lunga lista di benefici e privilegi dati a chi ha grandi disponibilità di denaro (oggi paga molto chi ha poco e poco chi ha molto).

Una riforma della giustizia che consenta di avere sentenze certe in tempi ragionevoli.

Una legge anticorruzione ed antievasione seria, con norme certe e sanzioni pesanti, ricordiamo che proprio a riguardo il Consiglio d’Europa ha bocciato l’Italia.

Una legge semplificazione che snellisca la burocrazia.

Senza dimenticare però una riforma seria della politica e della Pubblica Amministrazione, due macchine i cui costi hanno raggiunto un livello non più sopportabile, vedi le ultime vicende riguardo il finanziamento dei partiti.

Ciò che chiediamo al Governo ed al Parlamento è di intervenire rapidamente in questa direzione, abbandonando la rovinosa via, che fa solo il gioco di speculatori privi di scrupoli.

Dimostrare di fare scelte responsabili che riaprono il futuro, in particolare dei giovani, avrà di contro scelte altrettanto responsabili da parte degli italiani nei confronti del debito pubblico.
A tale scopo esortiamo il Governo a continuare l’emissione di BOT riservati ai cittadini italiani.

L’alternativa è il fallimento certo dell’Italia.

Per approfondimenti:

mercoledì 11 aprile 2012

Siamo il Paese del menefreghismo


Siamo il Paese del menefreghismo, dal 1993, data in cui gli italiani hanno detto no al finanziamento ai partiti ed i partiti si sono rifatti immediatamente la legge ad hoc, oggi ci si accorge che se ne sono fregati della volontà degli italiani sguazzando con i nostri soldi.

Anche se vorrei tanto sapere, in questi 19 anni la stampa dove era? Dove erano gli opinionisti, oggi scandalizzati?

Il simbolo della nostra Italia è una maglietta bianca con sopra stampata una finta cintura di sicurezza.
Corruzione, evasione fiscale, sprechi della PA, fondi neri, leggi ad personam o ad castam, enti inutili….

È inutile scandalizzarsi, Renzo Bossi è nostro figlio e quanti ce ne sono intorno a noi; anche noi stessi,oigni volta che facciamo il doppio lavoro, che scavalchiamo la fila, che non facciamo lo scontrino, ogni volta che non rispettiamo una regola per poi chiedere scusa quando ci beccano, siamo Renzo Bossi.

Allora come possiamo pretendere che la politica cambi se stessa, quando sono lo specchio di una cultura basata sul concetto che il disonesto è un furbo e l’onesto uno stupido?

Abbiamo una giustizia che è più veloce a scarcerare uno stupratore che ad arrestarlo.

Ma allora di cosa vogliamo parlare?  Prima di cambiare la politica e le leggi, dobbiamo cambiare noi, gente comune, iniziando a toglierci la maglietta bianca con la finta cintura ed a metterci la cintura vera, iniziando a rispettare di più le regole ed a considerare il bene comune come un qualcosa da tutelare e non da sfruttare.

Ma dobbiamo farlo tutti, altrimenti continuiamo ad essere solo dei poveri stupidi.

martedì 10 aprile 2012

La discarica di Malagrotta e il problema della gestione dei rifiuti in Italia.

La discarica di Malagrotta e il problema della gestione dei rifiuti in Italia. - NOI, Cittadini per l'Italia

In un’intervista rilasciata dalla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha di fatto scaricato al precedente sindaco Veltroni le responsabilità della situazione di Malagrotta e dei rifiuti di Roma.


Vogliamo però ricordare che l’attuale sindaco Alemanno è stato eletto nel maggio del 2008 e l’attuale presidente Polverini nel marzo 2010.
Dalla loro elezione dobbiamo dire che sono riusciti solamente a prorogare la chiusura di Malagrotta, senza mai realizzare un piano rifiuti efficiente e una raccolta differenziata seria.

Nel 3° e nel 17° Municipio dal mese di ottobre è stata avviata la raccolta dei rifiuti organici, 39 + 45 punti di raccolta che consistono in altrettanti furgoni con personale a bordo, dove i cittadini si possono recare in determinate fasce orarie per portare i soli rifiuti organici.
Di fatto la raccolta differenziata è lasciata alla buona volontà dei cittadini, con il risultato che circa il 76% dei rifiuti indifferenziati di Roma, Fiumicino e Città del Vaticano (circa 4500 tonnellate al giorno) finiscono in discarica.

Quando nasce Malagrotta? Tra gli anni ‘60 e ’70 vengono realizzati quattro impianti che trattano il 100% dei rifiuti della capitale recuperando rifiuti organici, plastica, vetro, metalli e carta.
Alla fine degli anni 70 il sindaco Petroselli spinge verso la ‘statalizzazione’ degli impianti, ma la mala gestione li porta alla chiusura dopo solo quattro anni.
Siamo nei primi anni ’80, quando si rende necessario trovare un sito provvisorio per raccogliere i rifiuti della capitale e viene individuato lo stesso sito degli impianti oramai chiusi, Malagrotta, una buca di più di 200 ettari di proprietà di Manlio Cerroni.
Come già ricordato, nel 2007 doveva essere chiusa, ma proroga dopo proroga siamo arrivati ad oggi senza mai risolvere la situazione, ma solo rimandando e nel frattempo l’unico a guadagnarci è il proprietario del sito.

Oggi, in piena emergenza vengono individuati sette siti ‘provvisori’ in alternativa a Malagrotta, tra cui Monti degli Ortacci, un’area di 40 ettari adiacente a Malagrotta anch’esso di proprietà di Cerroni; Quadro Alto, sempre appartenente di Cerroni, un’area di 50 ettari distante poche centinaia di metri dal paese di Riano. Ultimo, non per importanza, un’area di 160 ettari nella frazione di Corcolle-San Vittorino, a poche centinaia di metri dal sito archeologico di Villa Adriana, la proprietà dovrebbe essere dei Salini.
L’ipotesi di Corcolle-San Vittorino sembra tramontata a causa di un’inchiesta penale aperta sulla vicenda ed il parere negativo del ministro dell’ambiente Clini, nonostante le insistenza del sindaco di Roma, nonostante la zona archeologica è patrimonio dell’Unesco. Restano dunque in piedi i due siti di Cerroni....

Ad oggi c’è ancora un rimpallo di responsabilità tra la Presidente Polverini, il Sindaco Alemanno ed il Ministro Clini e sembra incredibile che delle alte personalità (ex segretario generale UGL, ex Ministro delle Politiche Agricole e Forestali), elette per gestire la Capitale d’Italia e la sua regione, debbano cercare degli alibi per sottrarsi alle proprie responsabilità.
Ci rendiamo conto che i politici nelle loro scelte applicano tutto tranne il buon senso e la diligenza del buon padre di famiglia, in questo caso, non solo crediamo che sia impossibile risalire a quanto denaro pubblico (dei cittadini) è stato buttato nella spazzatura, ma è stato creato un danno ambientale enorme, danno che si vuole estendere ulteriormente.

Senza dubbio in questi 30 anni di Malagrotta, le responsabilità delle giunte precedenti sono chiare ed indiscutibili, ma in questi quattro anni di giunta Alemanno e due di governo Polverini sono riusciti soltanto ad accusare le giunte precedenti ed ad avviare una raccolta differenziata costosissima, limitata a soli due municipi e di scarso risultato.
Chiediamo la messa in atto in tempi rapidissimi di un piano rifiuti serio e responsabile, avviando una raccolta differenziata porta a porta (condominiale) in tutta la capitale, Città del Vaticano e nel comune di Fiumicino, l’unico modello di raccolta che sta dando risultati concreti nelle città in cui è in opera.

Non è più accettabile che si parli ancora di discariche, quando proprio l’immobilismo delle giunte precedenti di centro, di sinistra e della giunta attuale di destra, hanno portato l’UE ad avviare una procedura d’infrazione verso la regione Lazio, che ci costerà una multa di 10 milioni di euro, oltre ad un aggravio di mora che va dai 22.000 ai 700.000 euro al giorno; chiaramente soldi nostri.
NOI, Cittadini per l’Italia, non permetteremo che il nostro territorio sia ulteriormente devastato da scelte dissennate che vanno contro l’art. 9 della Costituzione Italiana, e che i cittadini paghino l’irresponsabilità dei politici, per questo ci muoveremo per mettere di fronte alle proprie responsabilità, la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini ed il Sindaco di Roma Gianni Alemanno.




Marco Giganti


Per approfondimenti: 


http://www.noicittadiniperlitalia.it


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=185986

http://www.iltempo.it/roma/2012/03/23/1330475-malagrotta_monti_ortaccio_cerroni_vicino_colpaccio.shtml

http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-4370e43c-2c86-4df0-8297-fd98cc016920.html

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/05/26/news/cerroni_il_padrone_dei_rifiuti_un_impero_da_roma_a_sydney_simona_casalini-16778737/

giovedì 5 aprile 2012

PARTITI IN DECLINO?


La notizia di questi giorni è una di quelle notizie che non avremo mai voluto sentire, soprattutto in un momento che si chiedono durissimi sacrifici agli italiani e che rende ancora più vergognoso lo sperpero di denaro pubblico destinato al finanziamento dei partiti.

Umberto Bossi



Nonostante con il referendum del 1993, oltre il 90% degli italiani espresse la volontà di abrogare il finanziamento pubblico dei partiti, nello stesso anno il parlamento approvò una nuova legge che però si basava sul criterio del rimborso delle spese elettorali.

Nel corso degli anni questo sistema è stato modificato, trasformandolo di fatto in un vero e proprio finanziamento pubblico, tramutando di fatti i partiti in attori finanziari liberi da qualsiasi vincolo e controllo, interno ed esterno.

Dapprima Lusi, poi Belsito stanno portando alla luce un sistema troppo disinvolto di utilizzo di questi denari da parte dei partiti, mostrando il fianco ad un’opinione pubblica sempre più antipartitica, che leva da più parti la richiesta di eliminare totalmente il finanziamento pubblico.

È giusto però lasciare che i partiti si finanzino con un sistema, ad esempio, di donazioni private, che potrebbero limitare l’autonomia degli stessi nelle scelte politiche?

Si potrebbe pensare che un sistema misto, che coinvolga militanti, eletti e simpatizzanti con contributi volontari pur mantenendo l’istituto del finanziamento però profondamente riformato e basato solo esclusivamente sul rimborso a fronte di documenti fiscali, senza tralasciare l’introduzione dell’obbligo di redazione di bilanci trasparenti da sottoporre al controllo della Corte dei Conti.

Di certo è necessario che la politica intervenga quanto prima per evitare che quel solco formatosi tra elettorato e partiti diventi più profondo, alimentando un’antipolitica che fa tutt’altro che bene all’Italia, facendo per la prima volta qualcosa di veramente speciale, dare il buon esempio.


Marco Giganti

martedì 3 aprile 2012

Indagato il tesoriere della Lega


Umberto Bossi con Francesco Belsito
Dal Corriere della Sera.

"MILANO - Operazione congiunta tra le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria con un'inchiesta sui finanziamenti della Lega.
Il tesoriere del partito di Bossi, Francesco Belsito, è indagato per le ipotesi di reato di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, proprio in relazione ai finanziamenti pubblici che la Lega percepisce come rimborsi elettorali."


Si sta imponendo agli italiani di fare sacrifici in nome del pareggio di bilancio e del debito pubblico.
Ma ancora niente legge anticorruzione, niente controlli antisprechi nella pubblica amministrazione, niente riduzione delle indennità parlamentari, niente riduzione degli incarichi.



lunedì 2 aprile 2012

NOI, Cittadini per l'Italia


Immagine del profiloQuesto Blog personale vuole essere l’appendice del sito di NOI, Cittadini per l’Italia, il cui obiettivo è quellodi dar voce e riunire associazioni, gruppi o singoli cittadini che, stanchi di un sistema politico inconcludente e basato su piccoli interessi di parte, hanno deciso di contribuire attivamente con idee e progetti nuovi alla rinascita dell’Italia.