sabato 14 aprile 2012

ARTICOLO 18

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Non mi voglio addentrare nei risvolti tecnico giuridici dell’art.18, voglio solo fare una riflessione.


La riforma soddisfa i principali attori economici internazionali, operatori di Borsa, banchieri, primi ministri e presidenti di Fondi sovrani da New York a Londra, da Bruxelles a Pechino.
Soddisfa anche la BCE che la aveva inserita nella famosa lettera inviata a Berlusconi quando era ancora in carica.

Che il mercato del lavoro debba essere riformato è indiscutibile; ciò che mi lascia fortemente perplesso è che si voglia far credere che sia l’art.18 la causa della fuga all’estero delle PMI e dello scarso interesse dell’imprenditoria straniera nei confronti dell’Italia.

Ma la questione è diventata un fatto ideologico che ha messo in secondo piano i veri problemi, visto che già oggi è possibile licenziare un dipendente per “giusta causa”, e la riforma rimanderebbe semplicemente al giudice la decisione finale.
Sappiamo bene però che il ricorso di un lavoratore, mediamente, approda a giudizio dopo più di 7 anni, con tutti i rischi e gli oneri di una causa così lunga, sia da parte del lavoratore che da parte dell’impresa (il dato si riferisce al 2001).

Principalmente i motivi della fuga di aziende dall’Italia e lo scarso interesse dell’imprenditoria straniera sono, il costo del lavoro, la giustizia civile, la corruzione e la burocrazia.

A novembre 2010 l’ISTAT ha diffuso un resoconto del costo del lavoro.
È emerso che l’Italia nel 2000 era al quarto posto in termini assoluti di costo del lavoro più alto, ma in percentuale, è al primo posto per costo dei contributi sociali a carico del datore di lavoro, mentre, sempre in termini percentuale, era al terzo posto in Europa per retribuzioni lorde più basse.
Significa che mentre un dipendente Italiano recepisce un reddito notevolmente più basso della media europea, si paga la quota più alta di contributi sociali.
È più che legittima l’obbiezione che da noi l’evasione fiscale è la più alta d’Europa, ma è altrettanto legittima l’osservazione che l’evasione fiscale non nasce oggi, ma è figlia di un passato ricco di condoni, di corruzione, di mala gestione, e di norme che prevedono deboli sanzioni, rispetto al resto dell’Europa.

Riguardo la giustizia, attendere tempi che possono superare i dieci anni senza avere la certezza di vedersi riconosciuto il proprio diritto, con tutti i costi che ne conseguono, è indubbiamente elemento di profonda riflessione per chi vuole investire in Italia.

Interventi di rigore ed austerità sono un freno per un’economia già indebolita da una crisi finanziaria, perseguire il pareggio di bilancio in piena crisi, solo per dare credito agli speculatori, non farà altro che frenare i consumi e ridurre il gettito fiscale, con il risultato di allontanare l’obiettivo del pareggio con l’aggravante dell’indebitamento dei privati, i primi risultati si vedono già, nel 2011 solo il Lazio ha visto chiudere 7 aziende al giorno, mentre nel primo trimestre 2012 la cassa integrazione totale ha visto un incremento del 83,6%.

È indispensabile quindi intervenire rapidamente con un’azione coordinata per riacquistare fiducia dagli imprenditori stranieri ed italiani:

Una riforma del fisco che dia respiro ai lavoratori ed alla piccola impresa, abbassando il costo del lavoro attraverso un maggiore equilibrio dei livelli di tassazione, basta guardare la lunga lista di benefici e privilegi dati a chi ha grandi disponibilità di denaro (oggi paga molto chi ha poco e poco chi ha molto).

Una riforma della giustizia che consenta di avere sentenze certe in tempi ragionevoli.

Una legge anticorruzione ed antievasione seria, con norme certe e sanzioni pesanti, ricordiamo che proprio a riguardo il Consiglio d’Europa ha bocciato l’Italia.

Una legge semplificazione che snellisca la burocrazia.

Senza dimenticare però una riforma seria della politica e della Pubblica Amministrazione, due macchine i cui costi hanno raggiunto un livello non più sopportabile, vedi le ultime vicende riguardo il finanziamento dei partiti.

Ciò che chiediamo al Governo ed al Parlamento è di intervenire rapidamente in questa direzione, abbandonando la rovinosa via, che fa solo il gioco di speculatori privi di scrupoli.

Dimostrare di fare scelte responsabili che riaprono il futuro, in particolare dei giovani, avrà di contro scelte altrettanto responsabili da parte degli italiani nei confronti del debito pubblico.
A tale scopo esortiamo il Governo a continuare l’emissione di BOT riservati ai cittadini italiani.

L’alternativa è il fallimento certo dell’Italia.

Per approfondimenti:

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