Se riuscissi a farvi cambiare idea in fatto di politica ed
economia, mi candiderei alla presidenza del consiglio; no, io voglio che vi
facciate domande, che il dubbio vi entri nel cervello e che facciate la stessa
cosa con un’altra persona.
Sentiamo su tutti i telegiornali che dobbiamo abbassare il
costo del lavoro per attirare investimenti esteri.
Ci siamo mai domandati cosa significa?
Abbassare il costo del lavoro…
Non ci illudiamo che si abbassi il famigerato cuneo fiscale,
avevo i calzoni corti quando si parlava del cuneo fiscale, è stato mai ridotto?
NO! Oggi siamo il primo Paese europeo per percentuale di tasse sul lavoro,
quindi significa che si devono abbassare gli stipendi, ovvero ognuno di noi
deve lavorare un pochino di più e prendere un po’ meno soldi.
Investimenti stranieri…
Facciamo un esempio; in famiglia tu e tua moglie lavorate ed
avete un reddito di €4.000 al mese netti, per cui avete fatto un mutuo per
acquistare la casa dove abitate, avete arredato la casa facendo un prestito, avete
anche acquistato l’automobile facendo un prestito contraendo un debito totale
di €200.000.
C’è già qualcosa che dovrebbe saltare all’occhio, te con un
reddito lordo di €80.000 puoi contrarre un debito di €200.000
(pari al 250% del tuo PIL), mentre uno stato che ha un debito del 120% ci fanno
credere che è a rischio fallimento.
Ma a parte questa incongruenza, immagina che domani mattina
la banca inizia ad alzarti i tassi di interesse del mutuo e dei prestiti,
dicendoti che l’unico modo per riabbassarli e tornare ad avere più soldi in
tasca è concedere alla banca di investire nella tua famiglia, ovvero cedergli
una quota della casa, cedergli la proprietà dell’auto, dell’arredamento, di
tutto ciò che puoi “quotare”, perché devi ridurre il debito e devi diventare
più competitivo.
Ogni volta che abbiamo passato una crisi è arrivata sempre
la ricetta che dobbiamo fare in modo che i Paesi esteri investano in casa
nostra, portando capitali freschi, ma questo significa vendere; vendere la
Ducati, vendere Bulgari, vendere Gucci, vendere Galbani, Motta, Peroni… ecc. ma
ogni volta che vendiamo una azienda, ci impoveriamo sempre di più, perché togliamo
all’Italia una piccola fonte di energia produttiva.
Va bèh che ci importa chi è il proprietario di quella
azienda? La produzione tanto resta in Italia; certo, ma se prima la Peroni produceva
birra con il malto coltivato in Italia, dando lavoro all’agricoltura locale,
chi ti dice che adesso quel malto non viene dalla Tunisia, dove costa di meno? Ma
il prezzo della birra resta lo stesso, quindi la proprietà guadagnerebbe di più
ma un coltivatore italiano non lavora più, ma la birra continua ad essere made
in italy ma con materia prima e proprietà estera.
Non siamo più proprietari di quella azienda, quindi non
siamo noi a decidere chi lavora, dove lavora e con quali materie prime, poi il
giorno che la proprietà decide che in Ucraina si guadagna di più, chiude la fabbrica
in Italia e la apre li.
Possiamo fare mille esempi del genere.
Questo si chiama DEINDUSTRIALIZZARE, e la
deindustrializzazione porta una Nazione alla morte.
Quindi quando un esponente politico ti dice che dobbiamo
diventare più competitivi per attirare finanziamenti esteri, ti sta dicendo, devi
guadagnare di meno, così è più facile vendere l’azienda dove lavori, poi se
chiude tra un anno o due e te resti senza lavoro, beh non tutte le ciambelle
riescono con il buco; la prossima volta che vai a votare pensa anche a questo.
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