Il
signoraggio è il reddito derivante dalla
sovranità monetaria, ovvero dell’emissione
di moneta.
Il
rating è espresso da società private
che valutano la solvibilità di un soggetto emittente obbligazioni, sia esso una
società o uno Stato; in quest’ultimo caso valutano e classificano i titoli del suo debito in base alla capacità che lo stesso Stato dimostra per fronteggiarlo, dando a questa capacità un voto, il rating appunto.
Delle tre "banconote" a lato, quella in alto era coniata dallo Stato, quindi di proprietà del popolo; la
seconda è coniata da una banca, quindi di proprietà di una persona giuridica;
la terza era coniata da Giulio Cesare, quindi di proprietà di un “Signore”, una
persona fisica; da qui il termine “signoraggio”.
Già questo aspetto dovrebbe incutere preoccupazione.
Già questo aspetto dovrebbe incutere preoccupazione.
Quando
lo Stato emette la moneta, lo stesso ne è il proprietario e presta il denaro
alle banche a fronte di un tasso di interesse (tasso di sconto).
Quando
è una banca (o un imperatore) ad emettere la moneta, essa ne è proprietaria e
presta il denaro allo Stato a fronte di un tasso di interesse.
Già
emerge un dato, quando il denaro è di proprietà dello Stato, il costo che deve
affrontare per l’emissione, è il costo della stampa, che però viene
abbondantemente compensato dal tasso di sconto che lo stesso ne ricava, tasso
che è legato all’inflazione.
Quando
invece il denaro è di proprietà di una banca, questa lo presta allo Stato,
stabilendo essa il tasso di interesse che non è solo legato all’inflazione, ma
soprattutto all’andamento delle borse ed al rating sul debito dello Stato.
Il
punto è che in questo modo lo Stato ha tolto la sovranità monetaria al popolo,
cedendola alle banche, società private che perseguono i soli interessi
economici dei propri azionisti.
Nel
caso dell’eurozona, gli Stati hanno ceduto ad una banca, la BCE tramite le Banche
Centrali Nazionali, l’emissione del denaro che viene messo in
circolazione prestandolo ad altre banche ed acquistando titoli di debito degli
Stati, è chiaro che se le banche avessero una visione dell’economia a breve
termine, avrebbero tutto l’interesse che i tassi pagati dallo Stato sui BTP
siano alti.
Non
dimentichiamo che dopo la crisi de 29, il Congresso degli USA promulgò una
legge, la Glass-Steagall Act, che aveva introdotto una distinzione giuridica tra le banche di commercio pubblico e banche di investimento pubblico, ma nel 1999 Bill Clinton promulgò una legge la Gramm-Leach-Bliley Act., che abrogava la Glass-Steagall Act, consentendo alle banche di svolgere nuovamente entrambe le attività, ciò ha
comportato che una banca potendo scegliere se prestare denaro a cittadini
privati ed aziende, o acquistare titoli statali, con un occhio al profitto
privilegerà la seconda ipotesi alla prima.
Un
altro aspetto da mettere in evidenza sono i “mercati” di cui si parla tanto;
non illudiamoci che siano composti da gente che investe la propria liquidazione
od i propri risparmi… i mercati non sono altro che le banche, lo dimostra il
fatto che negli ultimi anni varie operazioni di acquisto e fusione hanno
portato alla creazione di veri e propri colossi bancari; quale può esserne il
motivo se non quello di avere a disposizione ingenti somme di denaro da
investire nel debito degli Stati, aumentando il proprio potere nei confronti di
quest’ultimi?
Una
dimostrazione della loro influenza nella politica sta nella lettera che la BCE
inviò a settembre all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi, al punto 2
lettera C recita: "Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio." il parlamento italiano ha recepito con estrema rapidità l'accordo firmato a gennaio dai capi di governo (fiscal compact), precedentemente richiesto
della BCE, inserendo in costituzione il pareggio di bilancio.
Non
si può invece ugualmente dire lo stesso di altre direttive europee, per le
quali sono state avviate diverse procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia,
una tra tutte la vicenda della discarica di Roma, Malagrotta.
Immaginiamo
ora che la crisi finanziaria iniziata nel 2008 avesse fatto perdere molti soldi alle banche, portandole vicino al fallimento.
Una banca potrebbe decidere di vendere una grande quantità di BTP emessi da uno Stato in una situazione economico/politica fragile e con un debito pubblico alto.
È probabile che i tassi di interesse di tali titoli saliranno, se poi a questa attività speculativa interviene un’agenzia di rating declassando lo Stato, i tassi di interesse saliranno ancora.
Una banca potrebbe decidere di vendere una grande quantità di BTP emessi da uno Stato in una situazione economico/politica fragile e con un debito pubblico alto.
È probabile che i tassi di interesse di tali titoli saliranno, se poi a questa attività speculativa interviene un’agenzia di rating declassando lo Stato, i tassi di interesse saliranno ancora.
Adesso
immaginiamo che alle banche arrivi una grande quantità di denaro che possono
investire in BTP emessi ad un tasso 4… 5 volte superiore a quello dei titoli
venduti qualche settimana prima, sicuramente quelle banche gestite da
personaggi privi di scrupoli, se potessero agire così guadagnerebbero molto.
A
quel punto quello Stato, se fosse influenzato da quei personaggi, cercherà di
recuperare le maggiori uscite facendole ricadere sulla collettività sotto forma
di maggiori tasse.
Non
credo che sia uno scenario ipotetico, in quanto è la sintesi di ciò che è
successo in questi ultimi mesi.
Alla
luce di ciò appare evidente che l’Italia e l’Europa si trovano di fronte a due
anomalie; una classe politica che negli ultimi 20 anni, a causa della sua
incapacità (o della sua volontà) ha indebolito il Paese rendendolo fragile e
privandolo della propria indipendenza economica, regalandola ad alcuni
speculatori che, nascosti dietro i “mercati”, hanno approfittato in una situazione di crisi finanziaria per tentare di recuperare il disastroso risultato di una gestione speculativa a spese della collettività.
È
legittimo pensare a questo punto che la cosa migliore e più semplice da attuare
sia uscire dall’Euro, ma il concetto dell’Euro non è sbagliato, anzi, sono molti
i vantaggi legati ad avere una moneta unica, a partire dagli scambi
commerciali, oltre all’avere un’unica politica monetaria, basta pensare che il
PIL europeo è superiore a quello USA, l’Europa ha quindi tutte le risorse
necessarie per far fronte a qualsiasi crisi e per avere un ruolo dominante nel panorama mondiale.
Il
problema dell’eurozona, nasce dal fatto che gli Stati europei cedendo la
sovranità monetaria a soggetti privati, gli hanno dato la possibilità di
intervenire in modo diretto nelle scelte politiche ed economiche dei Paesi, con
ripercussioni gravissime nei confronti degli stessi Stati.
Ritengo
sia quindi indispensabile che gli Stati della zona Euro facciano un altro passo
avanti verso l’Europa Unita, dando maggiori poteri al Parlamento Europeo,
approvando finalmente una Costituzione europea e riappropriandosi della sovranità
monetaria.
Qualsiasi
altra soluzione non risolve il problema, anzi rischia di aggravare
ulteriormente una situazione già grave.
C’è
una cosa però che gli italiani possono già fare per il loro Paese e per loro stessi, acquistare i titoli emessi dallo Stato, togliendo un po’ di potere dalle
mani delle banche.
Per
maggiori approfondimenti:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/testo-lettera-governo-italiano-091227.shtml?uuid=Aad8ZT8D
http://www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/contentData/view/content-ref?id=CNT-04-000000009E410
http://www.piazzaffari.info/banche/bilancio-trimestrale-unicredit-luglio-settembre-2011.html