martedì 2 luglio 2013

Costo del lavoro ed Investimenti esteri

Se riuscissi a farvi cambiare idea in fatto di politica ed economia, mi candiderei alla presidenza del consiglio; no, io voglio che vi facciate domande, che il dubbio vi entri nel cervello e che facciate la stessa cosa con un’altra persona.

Sentiamo su tutti i telegiornali che dobbiamo abbassare il costo del lavoro per attirare investimenti esteri.

Ci siamo mai domandati cosa significa?

Abbassare il costo del lavoro…
Non ci illudiamo che si abbassi il famigerato cuneo fiscale, avevo i calzoni corti quando si parlava del cuneo fiscale, è stato mai ridotto? NO! Oggi siamo il primo Paese europeo per percentuale di tasse sul lavoro, quindi significa che si devono abbassare gli stipendi, ovvero ognuno di noi deve lavorare un pochino di più e prendere un po’ meno soldi.

Investimenti stranieri…
Facciamo un esempio; in famiglia tu e tua moglie lavorate ed avete un reddito di €4.000 al mese netti, per cui avete fatto un mutuo per acquistare la casa dove abitate, avete arredato la casa facendo un prestito, avete anche acquistato l’automobile facendo un prestito contraendo un debito totale di €200.000.

C’è già qualcosa che dovrebbe saltare all’occhio, te con un reddito lordo di €80.000 puoi contrarre un debito di €200.000 (pari al 250% del tuo PIL), mentre uno stato che ha un debito del 120% ci fanno credere che è a rischio fallimento.

Ma a parte questa incongruenza, immagina che domani mattina la banca inizia ad alzarti i tassi di interesse del mutuo e dei prestiti, dicendoti che l’unico modo per riabbassarli e tornare ad avere più soldi in tasca è concedere alla banca di investire nella tua famiglia, ovvero cedergli una quota della casa, cedergli la proprietà dell’auto, dell’arredamento, di tutto ciò che puoi “quotare”, perché devi ridurre il debito e devi diventare più competitivo.

Ogni volta che abbiamo passato una crisi è arrivata sempre la ricetta che dobbiamo fare in modo che i Paesi esteri investano in casa nostra, portando capitali freschi, ma questo significa vendere; vendere la Ducati, vendere Bulgari, vendere Gucci, vendere Galbani, Motta, Peroni… ecc. ma ogni volta che vendiamo una azienda, ci impoveriamo sempre di più, perché togliamo all’Italia una piccola fonte di energia produttiva.

Va bèh che ci importa chi è il proprietario di quella azienda? La produzione tanto resta in Italia; certo, ma se prima la Peroni produceva birra con il malto coltivato in Italia, dando lavoro all’agricoltura locale, chi ti dice che adesso quel malto non viene dalla Tunisia, dove costa di meno? Ma il prezzo della birra resta lo stesso, quindi la proprietà guadagnerebbe di più ma un coltivatore italiano non lavora più, ma la birra continua ad essere made in italy ma con materia prima e proprietà estera.

Non siamo più proprietari di quella azienda, quindi non siamo noi a decidere chi lavora, dove lavora e con quali materie prime, poi il giorno che la proprietà decide che in Ucraina si guadagna di più, chiude la fabbrica in Italia e la apre li.

Possiamo fare mille esempi del genere.

Questo si chiama DEINDUSTRIALIZZARE, e la deindustrializzazione porta una Nazione alla morte.


Quindi quando un esponente politico ti dice che dobbiamo diventare più competitivi per attirare finanziamenti esteri, ti sta dicendo, devi guadagnare di meno, così è più facile vendere l’azienda dove lavori, poi se chiude tra un anno o due e te resti senza lavoro, beh non tutte le ciambelle riescono con il buco; la prossima volta che vai a votare pensa anche a questo.


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