venerdì 29 marzo 2013

Complici di un omicidio


La mamma di Aldro in piazzaIl 25 settembre 2005, moriva Federico Aldrovandi, un ragazzo di diciotto anni che stava tornando dalla discoteca.

Cosa sia successo esattamente non si saprà mai, si sa solo che un “invasato violento in evidente stato di agitazione” è morto a causa delle percosse inflitte da quattro agenti di polizia.

È giusto che degli agenti di polizia uccidano un ragazzo, rompendo anche due manganelli?

Si può pensare ad una legittima difesa, visto che il giovane era disarmato?

Le risposte sono NO, visto che i quattro agenti, Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segato, sono stati condannati a 3 anni e sei mesi di reclusione; comunque troppo pochi.

Occorre riconoscere il prezioso lavoro che svolgono gli agenti di polizia, nonostante più volte siano stati tagliati i fondi destinati alla sicurezza, il loro impegno è encomiabile ed i loro risultati eccezionali; ma non sono tutti eroi.
Federico ha avuto la sfortuna di incontrare quattro criminali vestiti da poliziotti e qualunque cosa lui abbia fatto, non era sufficiente a giustificarne la sua morte.

Ma a distanza di tempo è successa qualcosa che in un Paese civile non dovrebbe mai succedere.

Il 27 marzo il sindacato di polizia Coisp ha organizzato una manifestazione di solidarietà nei confronti dei quattro poliziotti, proprio sotto le finestre dell’ufficio di Patrizia Moretti, madre di Federico.

Gli organizzatori ed i partecipanti si sono resi complici di un omicidio; è inaccettabile che un sindacato di polizia anziché prendere distanza dalle mele marce, si possa schierare a loro favore, portando in piazza altri agenti e proprio sotto le finestre della madre di colui che è stato ucciso dai loro colleghi.

Ma che rispetto avete di chi ha perso un figlio?

Ho profonda stima di chi rischia la vita per garantire anche la mia sicurezza, ma non ho alcun rispetto per chi, nascondendosi dietro una divisa, scarica le proprie frustrazioni, la propria arroganza e la propria violenza uccidendo un ragazzo.

Questi delinquenti possono solo chiamarsi bastardi, come lo è chiunque si schieri dalla parte di quattro delinquenti.

L’Italia aspetta le scuse del Coisp.



venerdì 15 marzo 2013

La paura dei banchieri


l'ex presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, ha messo in guardia dall’affermarsi di forze politiche che fanno promesse di natura estremamente irresponsabile, come l’uscita dell’euro.

Jean Claude forse non aveva letto la dichiarazione di Ashoka Mody, l’ex capo missione FMI in Germania e Irlanda ha affermato due giorni fa, che per uscire fuori dalla crisi occorre è essenziale ricostituire le sovranità nazionali.

A chi fa paura il fallimento dell’euro? Alle banche ed ai partiti che controllano le banche, ma nessuno di loro da una spiegazione razionale ed oggettiva sui rischi di un’uscita dell’Italia dall’euro.

Mentre tanta è la documentazione è stata prodotta da molti economisti che ne spiega in modo oggettivo i vantaggi.

Vogliamo restare nell’euro? Bene, nulla in contrario, a condizione che le banche rinuncino al controllo delle Banche Centrali Nazionali, ridando agli Stati ciò che di diritto è del popolo, la sovranità monetaria.

Voglio ricordare che dagli anni 60 agli anni 80, in 20 anni lo Stato Italiano, quando ancora aveva il controllo della moneta, svalutò la lira del 600%, una media del 30% annuo; questa forte svalutazione, consentì all’Italia di diventare il secondo Paese europeo più industrializzato dopo la Germania.

Dal 1981, anno di separazione Stato/Banca d’Italia, è iniziato un processo di deindustrializzazione, che si sta concludendo dal 2011 ad oggi… 10.000 microimprese perse nei primi due mesi del 2013, 167 al giorno, l’Europa deve poter intervenire stampando denaro da immettere in circolo con investimenti infrastrutturali, senza aumentare i debiti degli Stati; per fare questo si DEVE TOGLIERE alle banche la sovranità monetaria.

Il signor Jean Claude dovrebbe rendersi conto che o i vertici europei e della BCE iniziano a prendere delle decisioni a favore del popolo europeo, o dovranno assumersi le responsabilità del rischio di sommosse popolari.




domenica 10 marzo 2013

Vox Populi, Vox Dei



Nel nostro immaginario la Svizzera è il Paese delle banche, della multinazionali, il Paese dei ricchi, dove il reddito pro capite è tra i più alti al mondo; ebbene proprio in Svizzera la scorsa settimana si è svolto un referendum, approvato con una larga maggioranza che in alcune sezioni ha superato il 70%, che si ripropone di abbassare gli stipendi dei top manager.

Quando Grillo propone un tetto agli stipendi dei manager, lo attaccano di populismo e di demagogia; in realtà la proposta prevede che la remunerazione dei dirigenti delle S.p.A. non venga più decisa dal consiglio di amministrazione ma dall'assemblea degli azionisti, di anno in anno e in base ai risultati conseguiti.

Significa che gli svizzeri sono demagoghi, o forse che hanno capito che gli amministratori delegati, i consiglieri  d’amministrazione,  i direttori generali si sono presi un po’ troppo potere decisionale, considerando che di loro non rischiano nulla, anzi tanti sono i casi scandalosi di manager che hanno affondato le aziende di cui erano a capo, per poi ricevere anche bonus milionari mentre gli azionisti perdevano i loro soldi.

Buon senso, senso di responsabilità e rispetto, in svizzera il popolo si è espresso in questa direzione e Vox populi, vox Dei, così per la prima volta, da qualche decennio a questa parte, la politica e le banche, devono ascoltare la voce del popolo «La volontà popolare va rispettata ma adesso la Svizzera rischia di diventare un territorio meno attrattivo per le multinazionali» ha dichiarato Fulcio Pelli, parlamentare liberale, contrario all'iniziativa Minder.

Ma siamo sicuri che non possiamo fare a meno degli investimenti delle Multinazionali? Hanno reso la gente più ricca? O proprio questa politica al servizio delle multinazionali ha reso gli Stati schiavi di un economia bacata e marcia, basata solo sulla speculazione e sullo sfruttamento?

No, non è questo il mondo che sognavamo, dove il merito premia, allora ben venga il referendum svizzero e che venga esteso a tutti i paesi della UE, ed invece di pregare in ginocchio ai piedi di una multinazionale, “non chiudere e ti do tutto ciò che vuoi” iniziamo a dire bene, chiudi e vattene perché noi iniziamo ad investire sui piccoli artigiani italiani, sulla piccola e media impresa, quelle aziende che non danno nulla da guadagnare alla finanza, ma che hanno tanto da dare all'economia reale ed all'Italia e non guadagnano 20.000 volte più dei propri dipendenti, ma lavorano al fianco dei propri dipendenti.

mercoledì 6 marzo 2013

Seconda Repubblica


Prove tecniche di Governo, il PDL corteggia il PD ma chiude a Grillo, il PD corteggia Grillo ma chiude al PDL, Grillo chiude a tutti e Napolitano pensa ad un mandato “esplorativo”, ad una settimana dall’esito delle elezioni il buio avvolge il futuro del Paese mentre la disoccupazione ha raggiunto la cifra record di 3.000.000 di disoccupati e le imprese… beh provate a farvi un giro del quartiere.

Ciò che  ho potuto riscontrare, prima nel governo tecnico, ora in questo stallo, è la mancanza totale di un progetto, si parla tanto di riforme strutturali, andavo alle elementari quando si parlava di riforme, invece si propongono azioni spot, ma mentre le imprese chiudono ed i disoccupati aumentano, la nostra classe politica continua a snocciolare tutto ciò che ha fatto per il Paese; peccato che solo loro riescono a vedere ciò che dicono di aver fatto, mentre non riescono a vederne i risultati, così come non riescono a capire che il loro tempo sta finendo.

C’è una cosa che è stata persa di vista da troppi anni, il bene del Paese.

I partiti dovevano essere delle forme di aggregazione che contribuivano alla formazione della coscienza politica dei cittadini, punto di contatto tra la volontà popolare ed il Parlamento, invece persone ingorde, affamate di potere, negli anni li hanno trasformati in centri di potere, in partiti personali e quegli esseri, dopo decenni, sono ancora li, dirigenti di partito.

Nel 1989 fu abbattuto il Muro di Berlino, simbolo di un comunismo totalitario; oggi ne abbiamo un altro, il Muro che i dirigenti di partito, in questi decenni, hanno costruito intorno a se, ma il tempo degli inciuci, delle leggi costruite come cavalli di troia, nate per fare una cosa e nasconderne un’altra, il tempo dei cambi di casacca, il tempo della presa per il culo nei confronti degli italiani sta finendo e poco alla volta ce ne stiamo accorgendo tutti.

Non sappiamo cosa riuscirà a fare il Movimento 5 Stelle e se saranno loro il futuro dell’Italia, ma credo che è adesso che stiamo entrando nella seconda Repubblica.

Molti hanno votato al M5S per protesta, ed ora si pensa che Grillo dovrebbe smussare gli angoli e trovare un accordo, assumersi le proprie responsabilità; ma, scusate, PD e PDL non hanno nessuna responsabilità? E poi che intendete per protesta? Una protesta si mette in atto nei confronti di qualcuno che, con le sue azioni riteniamo ci abbia causato un danno.

Quando parli al bar con gli amici urlate la vostra rabbia, imprecando contro quelle persone che siedono in parlamento da venti anni, dicendo, con la bava alla bocca che devono andare a casa… hai dato il voto al M5S ed adesso vorresti che si mettono d’accordo? Per darti l’alibi di poter dire ecco, vedi, sono tutti uguali.

Grillo ha un compito, distruggere l’egemonia egocentrica delle segreterie di partito, non solo con una nuova legge elettorale, ma anche con una legge che regolamenta i partiti, ma di quest’ultima neanche Grillo ne parla.

Le imprese, i disoccupati, i pensionati, i risultati elettorali, stanno continuamente dicendo ai partiti “cambiate, tornate tra la gente, tornate ad essere quel contenitore di idee, di sogni, dove eletto ed elettore si sovrappongono, senza inciuci, senza falsi tesseramenti, senza artifici legislativi” solo così i partiti potranno tornare ad essere partiti di massa e sviluppare un progetto serio di rilancio del Paese… altrimenti ben venga Grillo ed il suo piccone, se non sarà troppo tardi.


lunedì 4 marzo 2013

Grillo ed il vincolo di mandato


Grillo puntando il dito contro l’art.67 della Costituzione ha destato la mia curiosità.

Quanti italiani hanno letto almeno una volta la nostra Costituzione? 
Qualche mese fa Benigni ce l’ha ricordata e vi invito a leggerla ma, sappiate bene che se, come me, non avete un minimo di conoscenza giuridica, vi troverete di fronte il documento di più difficile interpretazione.

Veniamo al punto, cosa dice l’art.67?
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Cercare di capire cosa significano esattamente queste 17 parole e soprattutto, perché furono inserite nella Costituzione, non è facile e mi piacerebbe che in questo duro compito qualche giurista e qualche costituzionalista ci potesse venire incontro, noi comuni mortali, aiutandoci a comprendere meglio.

Quando l’ho letto, la prima cosa che mi è venuta in mente, è stata che l’autore voleva far si che i parlamentari fossero liberi da qualsiasi vincolo per fare ciò che gli pare, non mi sarei meravigliato che fosse stato scritto da un politico negli ultimi 20 anni, invece il testo è quello originale, scritto nel 1947.

Il Costituzionalista Francesco Clementi in un articolo di Emilia Patta pubblicato sul Sole 24Ore, ci ricorda che solo le Costituzioni di Portogallo, Panama, Bangladesh ed India, prevedono il vincolo di mandato.

Cosa vuol dire esattamente l’art.67?


Vorrei evitare di addentrarmi in dettami giuridici e storici, due materie da mal di testa, per cui cerco di semplificare al massimo per rendere l’idea.

Intanto dice due cose: 
1 - ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione
2 - esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato

Il rappresentante deve tutelare gli interessi del rappresentato secondo le direttive e con le modalità da quest’ultimo fissate: questa forma di rappresentanza, applicata alla sfera pubblica, si ritrovava nelle Assemblee medievali, dove solitamente l’incarico conferito al rappresentante è revocabile ed oneroso; esso, inoltre, reca le indicazioni cui questi deve attenersi nelle deliberazioni, mentre eventuali questioni impreviste non possono essere discusse senza che il mandatario faccia ritorno ai propri baliaggi per consultarsi con il mandante e riceverne vincolanti prescrizioni.

Ciò che i padri costituenti valutarono, fu che il Parlamento doveva essere l’assemblea deliberante di una nazione, con il solo interesse dell’intera nazione e dove la guida non doveva essere dettata dagli interessi locali, ma dal bene comune; possiamo pensare che l’interesse di una cerchia ristretta di elettori, o di un partito potrebbe non coincidere con l’interesse dell’intera nazione.

“La discussione assembleare trovava sovente ostacolo proprio nel difetto di legittimazione del rappresentante rispetto al ordine del giorno, con conseguente sospensione dei lavori in attesa di un nuovo atto d’integrazione dei poteri da parte dell’entità rappresentata. In tal modo, l’interesse superiore al compiuto e snello funzionamento dell’assemblea parlamentare veniva svilito proprio in ragione del policentrismo e del polimorfismo delle esigenze locali in essa rappresentate.
La richiesta di pieni poteri, non era dunque funzionale alla tutela di esigenze superiori ed aliene rispetto a quelle delle entità rappresentate; piuttosto, essa si poneva quale condizione necessaria al regolare funzionamento dell’Assemblea, a prescindere dal contenuto delle decisioni in concreto assunte.”

Il vincolo di mandato, limiterebbe l’azione dei Parlamentari ad un lavoro di semplici funzionari, dovendo, di volta in volta, tornare dal proprio mandatario per essere legittimato a rappresentarlo nelle varie discussioni.

La rappresentanza politica quindi si fonda sulla scelta elettiva dei rappresentanti; la scelta poggia sul mandato parlamentare, pur se non vincolante.

L’elezione garantisce quindi la risposta degli eletti rispetto agli elettori e la scadenza della carica elettiva rende effettivo il controllo e la sanzione politica, pur in assenza di vincoli di mandato.

Quindi la condizione in cui, un eletto rappresenta la nazione, quindi il bene comune, e non è vincolato da alcun mandato, è quella migliore in quanto libera il parlamento da qualsiasi vincolo e condizionamento, purché l’elettore possa esercitare il diritto di scelta, usando le elezioni quale premo o sanzione nei confronti dell’eletto.

A questo punto, il problema dei facili cambi di casacca non lo dobbiamo ricercare in una “debolezza” dell’art.67 della Costituzione, ma in una pessima legge elettorale, che di fatto lo aggira, permettendo ai dirigenti delle segreterie di partito di controllare i deputati ed i senatori tramite la minaccia della non rielezione e, di conseguenza, violando la Costituzione, vincola e condiziona il parlamentare nelle sue decisioni politiche e, toglie ai cittadini il diritto di scelta.
Oggi i dirigenti di partito nominano i candidati membri del Parlamento e ne stabiliscono l'ordine cronologico di presentazione degli stessi, proponendo agli elettori una lista bloccata, senza diritto di preferenza, con nascosti tra loro mafiosi, corrotti ed incompetenti e, se poi dopo eletti si mettono in vendita al partito miglio offerente, la volta successiva li ritroviamo eletti, perché guardiamo solo il leader e non il letame di cui si circonda.

Dove si deve intervenire è nella legge elettorale, nella mancanza di regolamentazione dei partiti, nel rispetto dell'art.49 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" e sugli italiani, interessiamoci di più, un partito non è solo il suo leader ed usiamo il voto per premiare o sanzionare.



"Della Camera [...] si dice che abbia “carattere rappresentativo della Nazione tutta, nella sua unità”, ma i membri della Camera sono nominati dal governo o dai partiti, sicché si modifica strutturalmente il presupposto del rapporto rappresentativo – l’atto di investitura nella carica – e, conseguentemente, l’essenza stessa della rappresentanza." questo si riferisce alla Camera dei Fasci (fascismo).



riferimento: 
IL DIVIETO DI MANDATO IMPERATIVO DA PREROGATIVA REGIA A GARANZIA DELLA SOVRANITÀ ASSEMBLEARE


domenica 3 marzo 2013

Il tunnel è sempre più buio


Il PDL corteggia il PD e chiude a Grillo, il PD corteggia Grillo e chiude al PDL, Grillo chiude a tutti e Monti, è sparito.

Ad una settimana dalle elezioni il buio avvolge il futuro del Paese mentre la disoccupazione ha raggiunto la cifra record di 3.000.000 di disoccupati.

Ciò che  ho potuto riscontrare, prima nel governo tecnico, ora in questo stallo, è la mancanza totale di un piano industriale/economico, si è sempre e solo parlato di azioni spot e mentre le imprese chiudono, i disoccupati aumentano ma i politici continuano a snocciolare tutto ciò che hanno fatto per il Paese.

Peccato che solo loro riescono a vedere ciò che dicono di aver fatto, mentre non riescono a vederne i risultati, così come non riescono a capire che il loro tempo sta finendo.

Il tempo degli inciuci, delle leggi costruite come cavalli di troia, nate per fare una cosa e nasconderne un’altra, il tempo dei cambi di casacca, il tempo della presa per il culo nei confronti degli italiani sta finendo e poco alla volata ce ne stiamo accorgendo tutti.

Non sappiamo cosa riuscirà a fare il Movimento 5 Stelle e se saranno loro il futuro dell’Italia, ma è adesso che stiamo entrando nella seconda Repubblica.

Ieri sera ad In Onda era ospite Veltroni, ma non aveva fatto un passo indietro? Eppure sembra più presente di prima sulla scena politica, già… opinionista; sinistra e destra hanno governato negli ultimi 20 anni, guidando l’Italia sempre più vicino al baratro e con il governo Monti gli hanno dato l'ultima spinta, ancora gli diamo ascolto?